Dizionario del Friulano Antico (DiFA)
Descrizione
I documenti tardomedievali di uso pratico sono, anche per il Friuli, le fonti dirette di maggiore interesse per lo studio del volgare delle origini. L’esame di questi documenti, piuttosto cospicui soprattutto nella seconda metà del Tre e nella prima metà del Quattrocento, consente di studiare, prima di tutto, le forme e le strutture del volgare, con i fenomeni che anticipano i tipi e i costrutti ora proprî del friulano moderno e, al contempo, di valutare i caratteri più generali della scripta dell’epoca, che presenta una frequente e il più delle volte imprevedibile alternanza e interferenza di codici linguistici (latino, friulano e tosco-veneto).
La distribuzione dei documenti di uso pratico in Friuli, tra latino e volgare, assegna al latino, in generale, una netta prevalenza almeno fino al XIV-XV secolo, una prevalenza che andrà progressivamente calando nei secoli successivi. Nonostante gli studi che, dalla seconda metà dell’Ottocento, hanno affrontato l’illustrazione del cospicuo patrimonio documentario antico in friulano – si pensi, per dire solo dei principali, ai lavori di Michele Leicht, Alexander Wolf, Vincenzo Joppi, Alfredo Schiaffini, Giovanni Battista Corgnali, Giuseppe Marchetti, Giovanni Frau (vd. Bibliografia) – la storia di questi documenti resta ancora in buona parte da scrivere. Tale considerazione vale sia per i documenti in volgare friulano, i migliori testimoni della peculiare tradizione linguistica della regione, che per quelli che risentono, in varia misura, dei modelli di scrittura o, comunque, del prestigio linguistico di altre varietà, su tutte il veneziano e il toscano.
Ulteriore motivo di scarsa soddisfazione per lo stato generale della disciplina, cui si è cercato però di porre rimedio negli ultimi anni, è dovuto poi al fatto che alcune delle edizioni disponibili non sono affatto sicure, soprattutto quelle prodotte tra la seconda metà dell'Ottocento e la prima del Novecento, edizioni che presentano difetti di lettura e di interpretazione gravi al punto da renderne essenziale una parziale o completa revisione. L’avvio dell’ambizioso progetto di redazione del Dizionario etimologico storico friulano (DESF), concepito e diretto da Giovan Battista Pellegrini nei primi anni Ottanta, con la collaborazione di numerosi e validi specialisti, appariva l’occasione propizia per risolvere anche il problema della costituzione di un solido e ampio repertorio di forme antiche per il friulano; l’occasione, purtroppo, è andata perduta con l’insuccesso, ormai definitivo, del progetto. I motivi che suggerivano di affrontare con impegno e sollecitudine la questione della pubblicazione delle fonti storiche si desumono senza difficoltà, in ogni caso, se si scorre la scarna rassegna delle edizioni di documenti friulani antichi allora a disposizione dei redattori del DESF. La ricognizione dei fondi archivistici della regione, dalla quale discendono la segnalazione dei documenti di interesse e la loro trascrizione, è il principale obiettivo del pluriennale progetto di ricerca Documenti antichi dagli archivi friulani promosso dalla Società Filologica Friulana in convenzione con il Ministero per i Beni e le Attività culturali. Il progetto, avviato ormai nel febbraio del 2003 e coordinato da chi scrive, si è avvalso, ad ora, della collaborazione di una ventina tra archivisti e paleografi e ha portato al notevole risultato della produzione di circa 4.000 schede catalografiche per archivi (enti conservatori ed enti produttori), fondi, serie e documenti friulani antichi. Trova conferma il dato della concentrazione di questi documenti in fondi conservati o appartenuti a enti delle principali località della regione, ma si segnalano anche una cospicua serie di pezzi, provenienti magari da centri minori, che non erano ancora stati censiti.
Altre importanti azioni sono state intraprese, in questi anni, al fine di valorizzare pienamente il patrimonio documentario antico in volgare friulano. Mi riferisco, prima di tutto, a una serie di edizioni di queste carte, operazione condotta sistematicamente per i cospicui fondi della Biblioteca Civica di Udine, per l’archivio antico di Gemona del Friuli, per l'archivio della Pieve di Tricesimo e per i fondi di confraternite cividalesi, edizioni tuttora in corso per questi e altri fondi d’interesse. Fattore di stimolo a perseguire con impegno l’obiettivo di una esauriente descrizione del friulano delle origini discende anche da una valutazione complessiva della qualità e della quantità dei materiali da studiare: le fonti sono varie e interessanti, per tipologia e provenienza, differenziate per registro stilistico e dal punto di vista dialettale, generalmente in buono stato di conservazione e di facile accesso. D’altra parte, non sono in numero così alto da risultare di cura e controllo troppo complicati, da non poter essere esaminate in modo sufficientemente sistematico e tendenzialmente esauriente, in esse comprendendo anche le reliquie delle varietà, ormai estinte, del tergestino e del muglisano.
Sulla base di queste premesse ha preso avvio, con il determinante sostegno della Agjenzie regjonâl pe lenghe furlane (ARLeF), il progetto del Dizionario del Friulano Antico (DiFA), un progetto di impegno senz’altro molto rilevante, un progetto che porterà a dotare anche il friulano, auspicabilmente, di uno strumento di descrizione e di studio che si misuri in tale prospettiva.